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Angela Davis. Ritratto di una rivoluzionaria

“Per il modo in cui questa società è organizzata,
per la violenza che esiste ovunque sulla superficie,
noi dobbiamo aspettarci che ci saranno in continuazione
esplosioni di questo genere”
 
Angela Davis
 
 
Con queste parole la filosofa e militante politica Angela Davis commentava, negli anni settanta, i movimenti di protesta antirazzisti a lei contemporanei e la violenza che li caratterizzava. Mezzo secolo dopo la sua analisi rimane estremamente utile per cogliere la natura pervasiva e strutturale del razzismo che anima la società statunitense e che costituisce il fondamento del patto sociale sulla quale questa si regge. Quel patto sociale razzista che le proteste innescate dall’uccisione di George Floyd mettono radicalmente in discussione, come messo in evidenza da Pietro Bianchi, docente presso l’University of Florida, nell’articolo Critica della ragione suprematista bianca.
 
Per questo motivo condividiamo oggi il documentario Angela Davis. Ritratto di una rivoluzionaria. Il documentario, girato da Yolande Du Luart e prodotto nel 1972, ricostruisce l’intreccio tra attività accademica e militanza politica che caratterizza, ancora oggi, la vita di Angela Davis e che la rende una delle più lucide interpreti delle dinamiche di sfruttamento ed oppressione che investono la comunità afro-americana e la società nordamericana nel suo complesso.
 
Il documentario, disponibile sul sito dell’AAMOD, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, è presente nell’Archivio audiovisivo del PCI di Bologna. L’archivio, posseduto dalla Fondazione Gramsci, consta di circa 500 pezzi e si compone di film in 8, super8, 16 e 35mm e videotape, tutti a contenuto politico e sociale, prodotti dagli anni ’50 agli anni ’80. La conservazione della raccolta è stata affidata alle cure della Cineteca di Bologna e in quella sede è disponibile alla consultazione, mentre il catalogo dei documenti appartiene all’inventario del fondo del Partito comunista bolognese.

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