2 giugnoLa Repubblica al tempo del contagio. Tradizioni a confronto e sfide future

La Repubblica al tempo del contagio. Tradizioni a confronto e sfide future

Riflessioni del prof. Pier Paolo Portinaro (Università di Torino) sul tema “La Repubblica del contagio. Tradizioni a confronto e sfide future”, in occasione della Festa della Repubblica Italiana (2 giugno 2020). Video-lezione registrata il 27 Maggio presso la sede dell’Istituto Salvemini di Torino. Progetto curato da Federico Trocini con la collaborazione di Massimo Clemente.
 
Quest’anno la ricorrenza del 2 giugno ricade in un contesto diverso, segnato a fondo dal disorientamento che domina la vita pubblica per effetto della crisi recentemente innescata dalla pandemia di Covid-19.
 
Le circostanze presenti rendono più che mai opportuno sfruttare la celebrazione di questa importante data del nostro calendario civile per provare a svolgere un ragionamento più articolato che, a partire dai fondamenti della nostra cultura repubblicana, si interroghi sulle possibili risposte da mettere in campo per reagire alle sfide del prossimo futuro.
 
A tale scopo ci siamo rivolti a Pier Paolo Portinaro, professore di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino.
Interpretando al meglio il nostro auspicio, lo studioso torinese si è incaricato di sviluppare una riflessione che, seguendo un andamento per così dire ‘circolare’, prende spunto dall’attualità, passa attraverso il riesame critico della tradizione repubblicana e torna infine all’attualità con un interessante spunto per il dibattito politico in corso.
 
Secondo Portinaro, l’attuale crisi ha segnato una netta discontinuità per almeno tre diverse ragioni. In primo luogo essa ha messo seriamente in discussione il primato assoluto del ‘privato’. In secondo luogo essa ha poi fortemente ridimensionato le certezze che negli ultimi anni si sono venute consolidando intorno al concetto di governance, intesa come modello ‘concertato di governo’ sia a livello nazionale, sia a livello globale. In ultimo, sempre secondo Portinaro, l’attuale crisi ha messo a nudo una volta di più le fragilità del soggetto democratico di fronte al progressivo venir meno delle proprie sicurezze e del proprio benessere.
 
La domanda centrale a partire dalla quale lo studioso torinese intraprende la propria riflessione è dunque la seguente: che tipo di cultura repubblicana ci è richiesta in questa fase di crisi? Mettendo a confronto due dei principali ‘discorsi’ entro cui si è sviluppato il dibattitto pubblico negli ultimi decenni – da un lato, quello riconducibile alla tradizione liberale, che mette al centro il soggetto individuale come portatore di diritti; dall’altro lato, quello riconducibile alla tradizione repubblicana, che sottolinea invece il primato della comunità sul singolo individuo – Portinaro è dell’idea che nel prossimo futuro sarà possibile assistere a una polarizzazione tra coloro che denunceranno con insofferenza i rischi di una compressione dei diritti civili e coloro che invece auspicheranno un ruolo sempre più attivo dello Stato quale correttivo alle esasperazioni dell’individualismo liberale.
 
Benché consapevole dei limiti di quella concezione che insiste sulla riattivazione in senso virtuoso dei legami comunitari, Portinaro è nondimeno convinto che il recupero di modelli politici che contribuiscano a rafforzare l’impegno pubblico del cittadino – vale a dire il suo ‘civismo’ – possa in prospettiva rivelarsi benefico non solo per la cultura democratica, ma anche per la coesione interna della nostra Repubblica.
 
Sul filo di tale ragionamento Portinaro giunge così esprimere il proprio favore nei confronti del ‘servizio civile obbligatorio’, nella convinzione che esso, sia pure senza sostituirsi alle istituzioni dell’ordine pubblico, potrebbe rivelarsi un valido strumento per la gestione di situazioni altamente critiche, a partire anzitutto da quelle legate al problema dell’immigrazione.